Il mondo che cambia, le necessità imposte dal mercato globale, le sollecitazioni, che vengono dai Paesi come l'Africa, sono elementi, che rendono indispensabile attuare politiche idonee per un agricoltura nuova. Oggi l'agricoltura va ben oltre le esigenze che si evidenziavano nel vecchio secolo, quindi non è solo produzione di alimenti, ma anche tutela dell'ambiente e del territorio. L’agricoltura oggi viene intesa come stile di vita, come patrimonio, come identità culturale, come antico patto con la natura; basti pensare all'attività dell’agriturismo diventato popolare in molti Paesi, poiché gli abitanti delle città sono in cerca di luoghi tranquilli e vogliono essere informati sulla provenienza del cibo che arriva sulle loro tavole.
Oggi l’agricoltura è il fulcro dell’economia della maggior parte dei Paesi in via di sviluppo. Nel 2001, nei Paesi industrializzati, le esportazioni di prodotti agricoli hanno fruttato circa 290 miliardi di dollari.L'importanza dell'agricoltura dunque non lascia più dubbi.

Il problema che ci si pone oggi, è quello di un'agricoltura di vecchio stampo che non va più bene: il mondo moderno industrializzato minaccia l'ambiente naturale in più e più modi, e di queste minacce, e di come porvi rimedio, si discute con passione da anni in vari ambiti. L'abuso di prodotti chimici per l'agricoltura intensiva nei Paesi sviluppati è evidente dai dati statistici: in Italia se ne usano 104 Kg per ettaro e si tratta di fertilizzanti, pesticidi ed erbicidi: tutti inquinano il suolo, l'acqua e il cibo stesso.
Inoltre, per far posto all'agricoltura ogni anno scompaiono milioni di ettari di foreste tropicali che vengono bruciati o rasi al suolo, e paradossalmente, questa terra non è affatto adatta alla coltivazione: nell'ecosistema tropicale lo strato superficiale del suolo contiene poco nutrimento, ed è molto sottile e fragile; dopo pochi anni il suolo diventa sterile. Analogamente nelle zone semiaride, come l'Africa, lo sfruttamento dei suoli per l'agricoltura (i cui prodotti vengono esportati nei Paesi ricchi) porta alla desertificazione, cioè alla riduzione a zero della produttività di queste terre.
Anche rispetto alla biodiversità un effetto negativo riguarda l'uso di pesticidi e in generale di prodotti chimici per l'agricoltura che hanno alterato gli ecosistemi sia relativamente alla fauna che alla flora; le conseguenze più rilevanti sono state: la riduzione della variabilità genetica dei sistemi viventi, i processi di eutrofizzazione delle acque dolci e di quelle marine, l'alterazione chimico-fisica e biologica dei suoli.
Le elevate concimazioni modificano profondamente i cicli degli elementi come carbonio, azoto, fosforo, che costituiscono meccanismi delicati per il mantenimento degli equilibri biologici e chimici in un ecosistema.
Metalli pesanti riversati nei suoli attraverso i fertilizzanti, possono risultare dannosi per le altre colture e rappresentare rischi di tossicità per il consumatore. Senza contare che la forte diluizione dei rifiuti, e la presenza in essi di metalli pesanti, comportano maggiori spese di stoccaggio e di trasporto e rischi di inquinamento da sostanze tossiche.
Anche dal punto di vista di tornare a rendere fertile un terreno si potrebbe pensare di utilizzare i rifiuti organici della produzione zootecnica, dunque prodotti completamente naturali; ma le nuove tecnologie intensive, che prevedono sistemi di pulizia ad acqua e l'uso di farmaci, li rendono inutilizzabili.
E' dunque più che mai necessaria un'agricoltura nuova.

Per agricoltura nuova si intende un'agricoltura che si basi su un'agricoltura sostenibile utilizzando tecniche agricole in grado di rispettare l'ambiente e la biodiversità; che si basi sulla ultra-moderna agricoltura biodinamica cioè quella forma di agricoltura che accresce e mantiene la fertilità della terra, e produce alimenti che rafforzano il metabolismo umano; che si basi sui principi dell'agricoltura biologica cioè un'agricoltura in cui non si utilizzano concimi, diserbanti, anticrittogamici, insetticidi.
Un'agricoltura nuova vedrebbe anche l'uso sempre più costante di OGM: molti agricoltori in Italia sono favorevoli a coltivare OGM, e oggi continuano a pagare il prezzo della mancata competitività rispetto agli altri Paesi del mondo, dove si coltivano 140 milioni di ettari di varietà OGM.
Ma i consumatori sono costantemente sottoposti a una campagna mediatica che ha come unico obiettivo quello di screditare le biotecnologie, e non vorrebbero gli organismi modificati.

Purtroppo in Italia nel lancio di un'agricoltura nuova, è la carenza di fondi a preoccupare maggiormente  mentre altre Nazioni ( Spagna, Portogallo, Grecia, Francia) hanno cultura e voglia di continuare ad investire per elevare la qualità dei propri prodotti, già simbolo d'eccellenza.
Un'agricoltura nuova vedrebbe l'utilizzo di tecniche di biodegradazione cioè la trasformazione di contaminanti da parte di microrganismi e piante; si tratta di tecniche di mineralizzazione, cioè la conversione completa di un contaminante organico nei suoi costituenti inorganici, o di tecniche di cometabolismo cioè la trasformazione di un contaminante da parte di un microrganismo che non è in grado di utilizzare il composto come fonte di energia o come substrato per le biosintesi; tecniche ancor più moderne prevedono interazioni in cui due o più microrganismi determinano la trasformazione di un contaminante che non può essere condotta dalle singole specie. Si tratta di tecniche ancora in fase di sperimentazione, e dunque ancora rare e costose.

l’agricoltura di sussistenza, L’agricoltura intensiva è presente nel Nord del mondo ed è moderna e ricca: molti prodotti vengono venduti a costi bassi e quindi si guadagna anche molto. L’agricoltura di sussistenza è presente nel Sud del mondo ed è povera; i contadini hanno poca terra e non hanno macchine per lavorarla o concimi chimici, o impianti di irrigazione, e mancano le strutture per la conservazione dei prodotti in eccedenza: così producono solo quanto basta per la loro famiglia.