Lo sfruttamento delle risorse ambientali per la realizzazione di un’esistenza caratterizzata dal superfluo è il risultato della cultura occidentale dominante, che considera l’uomo “il padrone del creato”. L'ecovillaggio è un tipo di comunità che si basa sui principi della sostenibilità dove gli alimenti sono prodotti con i metodi dell’agricoltura biologica.
Ma un ecovillaggio non è solo questo; nell'ecovillaggio occorre "disegnare" la propria casa e il territorio che la circonda, in modo armonico e consapevole, in un ecovillaggio è fondamentale la progettazione e la conservazione consapevole ed etica di ecosistemi produttivi che hanno la diversità, la stabilità e la flessibilità degli ecosistemi naturali.
Ideale nell'ecovillaggio sarebbe applicare la permacultura che è un tipo di agricoltura  essenzialmente pratica, che ben si applica anche a strategie economiche e alle strutture sociali: la permacultura nell'ecovillaggio si può definire una sintesi di ecologia, geografia, antropologia, sociologia e progettazione, perfettamente in linea dunque con le idee dell’ecovillaggio.

Chi è legato a una cultura tecnologica che considera l’uomo il centro e il creatore dell’universo, chi ritiene che l’evoluzione da tutti i punti di vista sia l’unico criterio di verità, respinge con una sorta di fastidio questi nuovi modi di concepire la vita, giudicandoli conservaori, antistorici, estranei al gusto contemporaneo ed ai fatti dell’avanguardia tecnologica.
Invece reintegrandosi completamente nella natura come accade in un ecovillaggio, senza ambizioni di superiorità, l’essere umano può superare l’errore tragico che lo sta spingendo alla catastrofe e pensare a una conservazione della natura e della sopravvivenza della razza umana e della storia.

Il vivere moderno ha eliminato la natura, il rapporto tra l’uomo e il verde dai suoi interessi e dalla sua indagine; ma il problema ecologico, enorme, incombente, inevitabile, pretende un approccio diverso con la natura. L’uomo di oggi deve imparare di nuovo che egli è semplicemente una creatura della vita e deve ridimensionare radicalmente la sua superbia tecnologica e il suo consumismo forsennato. Deve imparare a convivere con la natura senza distruggerla, perché fare questo vuol dire creare le premesse della propria fine.

L' ecovillaggio promuove un tipo di stanzialità umana nella natura che non distrugge nessun essere vivente (se non in caso di estrema necessità), utilizza flussi di energia e interrelazioni tra specie vegetali e animali già esistenti e impiega per il sostentamento alimenti e risorse naturali presenti in grandi quantità, senza dunque la necessità di distruggere altra vita. Questo è ciò che emerse nel 1996 quando in un congresso ad Alessano in Puglia due rappresentanti dell'associazione internazionale Gen-Rete Globale degli Ecovillaggi,  fecero presente l'esistenza di centinaia di ecovillaggi presenti nei 5 continenti. In molti di questi già si conosceva e sperimentava con successo un modo di coltivare la terra più conforme alle leggi dettate dalla natura stessa.

Un ecovillaggio bisogna immaginarlo come un qualcosa di moderno, dedito alle coltivazioni biologiche e alla permacultura, sicuramente associato all'AIAB (associazione Italiana per l'Agricoltura Biologica) e sicuramente controllato da ICEA (Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale); in un tal contesto si potrebbe pensare anche all'apertura al turismo agricolo, perchè avverrebbe nella consapevolezza di poter offrire in un ambiente naturale, il luogo ideale per godere a pieno la natura, il clima salubre dell'entroterra , i venti che spirano dal mare. Numerose aziende tipo agriturismo soprattutto in Puglia e in Sicilia, lavorano in questa maniera e rappresentano la meta ideale per il turista che ricerca e trova il piacere nella vita di campagna, per colui che ama assaporare i piaceri della terra, abbandonare la frenesia delle città, per ritrovare la quiete che solo la campagna può dare.