Per agricoltura sostenibile (anche detta eco-compatibile o integrata) si intende il rispetto dei criteri di sostenibilità nella produzione agricola e agroalimentare privilegiando quei processi naturali che consentono di preservare la “risorsa ambiente”.
E' lontano anni luce dunque il concetto di agricoltura intensiva con le sue pratiche dannose per il suolo e le sostanze chimiche (pesticidi, ormoni, ecc.)

L’agricoltura sostenibile è quella che, oltre a produrre alimenti e altri prodotti agricoli, è anche economicamente vantaggiosa per gli agricoltori, rispettosa dell’ambiente, socialmente giusta, contribuendo a migliorare la qualità della vita sia degli agricoltori che dell’intera società, nata fin da quando le prime pratiche agricole del Neolitico trasformarono l’uomo da occasionale raccoglitore a coltivatore stanziale.

L'agricoltura sostenibile persegue i seguenti obiettivi: il reddito equo dell’agricoltore, la tutela della salute dell’operatore agricolo e del consumatore, la conservazione nel tempo della fertilità del suolo, la conservazione nel tempo delle risorse ambientali. L'agricoltura sostenibile consiste nell'utilizzo di tecniche agricole in grado di rispettare l'ambiente, la biodiversità e la naturale capacità di assorbimento dei rifiuti della terra. In tal senso i modelli agricoli più diffusi in Italia che mettono in pratica i principi e le tecniche sostenibili sono l'agricoltura biologica e quella biodinamica. Nell'agricoltura biologica per eliminare i parassiti infatti, invece di ricorrere ai pesticidi, si usano altri insetti o batteri antagonisti e si privilegiano le tecniche tradizionali come la fertilizzazione organica o le rotazioni colturali che consentono di arricchire il terreno; nell’agricoltura biodinamica il principio fondamentale è quello sia di sanare e arricchire l’ambiente, sia di migliorare l’alimentazione dell’uomo.

In Italia le attività del WWF per promuovere un’agricoltura sostenibile per l’ambiente partono dal 1988 quando l’agricoltura era ancora caratterizzata  da pesticidi e fertilizzanti, stressando la produttività dei terreni con la chimica dei laboratori, favorendo le monoculture e una meccanizzazione che appiattiva il paesaggio.
Oggi in Italia sono numerosi i distretti agrari dedicati all'agricoltura sostenibile e legati alla morfologia del terreno, che si caratterizzano per la presenza di terrazzamenti come in Liguria, nelle Alpi, nelle valli appenniniche e sulle pendici dei monti siciliani; i muretti  a secco divisori sono tipici delle campagne pugliesi. Numerosi olivicoltori biologici proprio in Puglia promuovono il proprio olio con la menzione speciale “da oliveti secolari di Puglia” e lavorano eslusivamente sulla base di un'agricoltura sostenibile: si occupano di interventi conservativi del suolo (inerbimento controllato, trinciatura, e sfalciatura), di evitare l’innescarsi di fenomeni erosivi, della riduzione della sostanza organica, della conservazione della biodiversità vegetale; inoltre per una perfetta agricoltura sostenibile, vietano forme di distruzione del suolo e del rapporto con i banchi calcarei sottostanti attraverso forme di spietramento e macinazione dei banchi calcarei stessi.
Da diversi anni anche il Parco del Delta del Po Emilia-Romagna, si è posto l’obiettivo di individuare nuovi modelli di agricoltura sostenibile applicabili alle aziende agricole, mettendo in atto progetti che si propongono di favorire la conservazione e l’accrescimento della biodiversità del territorio rurale attraverso il progressivo passaggio da un’agricoltura di tipo convenzionale ad una di tipo sostenibile.

In termini estesi, per agricoltura sostenibile si intende anche la capacità dell'intera produzione agroalimentare mondiale di far fronte alla domanda globale dei Paesi in via di sviluppo. Il concetto di agricoltura sostenibile diventa, dunque, fondamentale e deve essere applicato su scala mondiale.
E' vero che tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, per far fronte al problema della fame nel mondo, si portarono nuove varietà di colture (più resistenti e più produttive, grazie anche al massiccio uso di fertilizzanti) e nuove tecniche agricole in Paesi come Messico, India e Pakistan; l’iniziale successo aveva fatto ben sperare, ma non si era considerato il tipo di ambiente fragile e difficile su cui le nuove tecniche venivano applicate.
Ci si trovò così con i Paesi industrializzati, ricchi di terreni coltivati e con problemi di eccedenza; e i Paesi in via di sviluppo, poveri di terreni coltivati, di mezzi tecnici e di capitali, costretti ad allargare la superficie coltivata mediante il disboscamento e la messa a coltura di terre marginali.
E' in questo contesto che diventa della massima urgenza applicare il concetto di agricoltura sostenibile.

Per creare le condizioni adeguate a uno sviluppo sostenibile, sarà necessario procedere a cambiamenti radicali nella politica agricola, ambientale e macroeconomica, a livello nazionale e internazionale. L'agricoltura sostenibile prevede di aumentare la produzione sulle terre già sfruttate ed evitare di infierire ancora su quelle terre che non sono adatte alla coltivazione; prevede di assicurare un accrescimento effettivo della produzione alimentare e di migliorare la sicurezza alimentare. L’agricoltura sostenibile vuole arrivare al concetto di permacultura, un’agricoltura che è arrivata a significare di più che autosufficienza per l'alimentazione della famiglia, integrando il benessere delle persone con quello della Terra anche con strategie legali e finanziarie appropriate.
Per fare ciò, bisognerà organizzare attività di educazione, adottare incentivi economici e promuovere tecnologie nuove che garantiscano un'offerta stabile di derrate alimentari,  bisognerà creare occupazione per combattere la povertà, bisognerà proteggere le risorse naturali e l'ambiente.